Il secolo bello. Il sogno umanitario del Settecento francese by Claudio Guidi

Il secolo bello. Il sogno umanitario del Settecento francese by Claudio Guidi

autore:Claudio Guidi [Guidi, Claudio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Illuminismo
ISBN: 978-88-6983-001-3
editore: il Melangolo
pubblicato: 2015-09-14T22:00:00+00:00


Lo strazio per l'amore tradito

Dopo la morte di Julie, infatti, d’Alembert va ad occupare un piccolo appartamento messogli a disposizione dall’Accademia di Francia, nella sua qualità di segretario perpetuo, in un sottotetto del Louvre, un buco indegno nel quale la luce arriva nel salotto attraverso un occhio di bue. Due mesi dopo la morte di Julie, d’Alembert scrive il 23 luglio 1776 un testo straziante, Aux mânes de mademoiselle de Lespinasse, una sorta di lettera indirizzata all’oltretomba, nella quale sfoga il suo indicibile dolore ed esprime con un’invincibile amarezza la delusione per un inganno perpetrato per anni nei suoi confronti, con una doppiezza da parte dell’amata di cui non riesce a darsi pace, né a spiegarsi le ragioni. Si tratta di un documento trasudante dolore da ogni rigo, ma anche di grande nobiltà e bellezza umana e stilistica, che conferma l’analisi di Marmontel e del quale non è inopportuno riprodurre ampi stralci, che fanno di questo testo un monumento letterario alla pietà umana ed al dolore causato dalla morte di una persona cara. “Voi che non potete più ascoltarmi, voi che ho amato così teneramente e costantemente, voi che in alcuni momenti ho creduto mi amaste, voi che ho preferito a tutto e che per me avreste rappresentato tutto, se solo l’aveste voluto”, inizia lo scritto, che prosegue in tono lacerante: “Ahimè, se può restarvi ancora qualche sentimento nel soggiorno della morte, che avete tanto sospirato, e che presto sarà il mio, guardate la mia disgrazia e le mie lacrime, la solitudine della mia anima, il vuoto spaventoso che avete prodotto e l’abbandono crudele nel quale mi lasciate!”. “Perché mi ripetevate, dieci anni prima di morire”, riprende questa volta in tono accusatorio il filosofo, “che ero sempre ciò che amavate di più, l’oggetto più necessario alla vostra felicità, il solo che vi tenesse attaccata alla vita, quando eravate alla vigilia di dimostrarmi così crudelmente il contrario? Che ho fatto per dispiacervi tanto?”. La disperazione per l’affronto subito è tale che il filosofo arriva al punto di non volere nemmeno essere sepolto accanto all'amata, per timore di venirne respinto anche dopo la morte. “Ah, se mi aveste soltanto manifestato il dolore di separarvi da me, con quale delizia vi avrei seguito nell’asilo eterno che abitate! Adesso non oserei neppure chiedere di essere messo accanto a voi, quando la morte avrà chiuso i miei occhi e prosciugato le mie lacrime: avrei timore che la vostra ombra respingesse la mia e prolungasse il mio dolore al di là della vita. Ahimè, voi mi avete tolto tutto, la gioia di vivere e perfino la gioia di morire! Crudele e sfortunata amica, sembra che nell’incaricarmi di eseguire le vostre ultime volontà abbiate voluto ancora accrescere la mia pena”. Per un’incomprensibile decisione della defunta, che a posteriori si potrebbe definire quasi sadica, l’incarico affidato a d’Alembert di fungere da suo esecutore testamentario gli spalanca davanti un abisso ancora più profondo e crudele di quanto potesse immaginare, poiché gli mette sotto gli occhi non solo il tradimento



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